Apple

Suprema Corte accusa Apple sui prezzi dell’App Store

Controllerebbe i download per mantenere prezzi alti

La Suprema Corte dovrà pronunciarsi in primavera per capire se Apple dovrà cambiare l’utilizzo dell’App Store o se è in regola.

Cosa è successo

Apple ha ricevuto due accuse importanti negli Stati Uniti. Riguardano l’App Store e come l’azienda di Cupertino la utilizza.

La prima accusa è quella di mantenere i prezzi alti per aumentare la propria percentuale. Apple, infatti, guadagna in percentuale in base ai download delle app presenti sull’App Store. La seconda accusa è che Apple monitori i download in modo tale che, quando un’app cala di prezzo, si blocchi il download.

In questo modo, si manterrebbe sempre lo stesso prezzo per le app, quindi Apple guadagnerebbe sempre la stessa percentuale. Peccato, però, che questo sarebbe contro la concorrenza. Quindi, sarebbe illegale.

La Corte Suprema, quindi, dovrebbe decidere se Apple ha ragione (= quindi non lo fa) o se hanno ragione gli enti a tutela dei consumatori che hanno avviato la causa negli Stati Uniti.

Apple si difende dicendo di essere solo un punto di collegamento tra domanda e offerta di app. In più, aggiunge che sconti e promozioni non sono obbligatori, ma che dipendono dagli sviluppatori. Questi, con le società a tutela dei consumatori, invece, dicono che sia Apple a vincolarli in qualche modo a queste politiche per favorire le vendite, mantenendo sempre la propria percentuale.

In più, gli avvocati dell’accusa dicono che sia proprio la società a determinare i prezzi, costringendo gli sviluppatori ad accettare pur di essere nell’App Store.

Cosa cambierebbe se la Corte Suprema dovesse pronunciarsi contro Apple

Se la causa dovesse favorire l’accusa, Apple dovrebbe ridimensionarsi. Prima di tutto, anche da noi, guadagnerebbe di meno. Quindi, spingerebbe per i download fuori l’App Store. Infine, potrebbe non accettare tutti gli sviluppatori, dando criteri ancora più selettivi rispetto a oggi.

Se, invece, la Corte giudica la società non colpevole, allora tutto resterebbe come sta. Quindi, gli sviluppatori americani e non solo dovrebbero farsene una ragione.

La sentenza è prevista per la primavera 2019

La sentenza della Suprema Corte è prevista per la prossima primavera, quindi ci vorrà tempo. Certo, non è la prima volta che la società di Cupertino va sotto accusa.

In passato, però, i problemi erano legati o ai dispositivi o alle tasse non pagate. Per esempio, ci sono stati due contenziosi per tasse non pagate, sia negli Stati Uniti che alla Commissione Europea.

Lì le accuse erano simili: praticamente, Apple eviterebbe di pagare le tasse nei singoli Paesi per pagarle nei paradisi fiscali europei e non.

Altri problemi erano legati alla longevità dei dispositivi. In pratica, diverse Antitrust sostengono che Apple metterebbe fuori uso dispositivi datati, ma funzionanti, semplicemente togliendo loro l’aggiornamento nel giro di pochi anni.

Infine, ci sono i problemi con la Cina, dovuti a piattaforme come iBook, per via della censura applicata in alcuni Paesi. In ogni caso, la società ha risposto per avvocati, senza fare dichiarazioni alla stampa e dimostrando sempre carte alla mano.

Questa volta, però, tutto si fa un po’ più difficile. Infatti, ad accusare Apple ci sarebbero gli stessi sviluppatori che rendono possibile l’esistenza dell’App Store.

Quindi, in ogni caso, per la società sarà un boomerang. Se le cose andranno bene, infatti, molti sviluppatori potrebbero temere di entrare in affari con la società e magari mettere a disposizione il download delle app iOS in proprio, senza sentirsi costretti a utilizzare l’App Store.

A onor del vero, la società non sarebbe nemmeno la prima ad avere questi problemi: li hanno tutti i grandi colossi del Web, da Google a Facebook. E, di solito, la Corte ha sempre fatto pochi sconti.

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Foto: Pixabay

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Annarita

Copywriter freelance, scrive di tecnologia da parecchio tempo. Adora il mondo Android, open source e open fun!

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